ANDROID EYE
Immagini di Giuliano Marin a cura di Peter Rockwell
Per l'attenzione nello sguardo e nella percezione gli oggetti quotidiani di Giuliano Marin ricordano nell'ispirazione i suoi quadri e, allo stesso tempo, sono resi con effetti per certi aspetti opposti. Parti concave e convesse, angoli, fessure, spigoli compongono la totalità di ogni oggetto fotografato e, pur restando separate, ogni parte possiede un suo proprio ruolo. Gli oggetti o le parti di oggetti dai bordi sfumati seguono questa volta un percorso inverso rispetto alla realtà registrata dalla pittura. Marin pittore lavora sulla potenza del dettaglio, Marin fotografo inquadra un oggetto o un suo componente per poi trasformare la realtà concreta attraverso l'opacità sfumata della fotografia, quasi in un passaggio dalla figurazione all'astrazione. Un'astrazione data dalla tecnica fotografica, dalla stampa e dal formato: un insieme di strategie che forzano la quotidianità di oggetti banali, con una netta prevalenza per la plastica. La realtà osservata è ora resa rarefatta, l'occhio non è più quello del pittore ma è un android eye che media attraverso la tecnica dell'oggetto e la tecnologia della ripresa, uno sguardo che trasforma gli oggetti in una serie amplificando la loro aria di famiglia, rendendo tutto uguale a tutto, dissolvendo le differenze nella lieve perdita dei contorni e della tridimensionalità lasciando emergere la traccia del colore. Queste strategie di rappresentazione rendono la potenza incerta degli oggetti fotografati e messi in scena da Giuliano Marin: oggetti quotidiani in sé banali che attraverso il trattamento diffuso della superficie restituiscono, nella molteplicità della serie, il senso di ciascuna unità.
Michela Deni
Professore associato in Semiotica del design all'Università di Nimes
Istituto di ricerca ACTE, Paris 1 La Sorbonne
22 ottobre 2015